domenica 28 marzo 2021

Piera Vaglio Giors racconta Sabina Spielrein, pioniera della psicoanalisi


di Anna Arietti

Ritorna in edicola la penna della docente biellese Piera Vaglio Giors, studiosa di figure femminili che fecero la storia e dei movimenti che le videro protagoniste. La pubblicazione esce su "L'Ombra", rivista di ambito psicoanalitico, filosofico e letterario, edita da Moretti & Vitali.

"Nell'articolo ho presentato la figura di Sabina Spielrein, una delle prime donne psicoterapeute, protagonista di film quali Prendimi l’Anima, (Roberto Faenza, 2003), Un metodo pericoloso (David Cronenberg, 2011), My Name Was Sabina Spielrein (Elisabeth Màrton, 2002) - spiega -. Le prime due pellicole che hanno raggiunto il grande pubblico si sono soffermate a illustrare le vicissitudini del rapporto erotico-sentimentale di Sabina Spielrein e C.G. Jung, di cui la ragazza fu paziente. Posto che non abbiamo prove che esso vi sia stato veramente, questo non deve intaccare il nostro giudizio sui protagonisti della vicenda che sono stati, comunque, legati da un forte sentimento, che però appartiene alla loro vita privata".

Indubbiamente si scopre la figura di Sabina, ma non si dà ragione alla grandezza della figura intellettuale.

"Il mio contributo tende a mettere in luce questa donna, la cui scoperta è dovuta al ritrovamento di scritti, avvenuto nel Novecento, di cui magistralmente si è occupato Aldo Carotenuto. Rivisitando le opere a lei dedicate si scopre quella che è stata una vera e propria 'pioniera della psicoanalisi'. Il mio articolo rievoca le sue tormentate vicissitudini, ai più sconosciute; di conseguenza, certo si sofferma sulla giovane Sabina, affetta da una grave forma di isterismo, in cura da Jung, ma tende a rammentare, dopo una difficile guarigione, la sua grandezza intellettuale: si laurea infatti in medicina con una tesi in psicoanalisi, a quanto sappiamo, prima donna ad esordire in questo campo".

I suoi numerosi scritti furono fonte di ispirazione dei lavori di Jung, di Freud, nonché di altre psicoanaliste posteriori più conosciute. "Anche il padre della psicoanalisi intervenne nella tormentata storia tra la giovane e il suo psicoanalista - prosegue -. In questo caso la ragazza dimostrò forza di carattere, indipendenza e profondità di giudizio nell’affrontare sia Jung che Freud. Sabina Spielrein si spostò in varie città, fu autrice di importanti opere, aderì alle Società Psicoanalitiche, fu analista: tra gli altri analizzò J. Piaget. Dopo numerose peripezie ritornò nella sua patria, la Russia, qui si occupò di progetti importanti e rivestì incarichi prestigiosi. Il regime sovietico mise fine alle sue attività a Mosca e quindi Sabina ritornò nella città che le aveva dato i natali, Rostov sul Don. L’invasione nazista perseguitò anche qui gli ebrei: lei, di origini ebraiche, fu trucidata nel 1942 con le due figlie".

Vaglio Giors, già cultrice in Storia contemporanea, Storia dell’Europa dell’Est e Storia dell’Europa contemporanea alla facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Ateneo di Torino, ha collaborato con il professor Marco Buttino, già docente al dipartimento di Culture, Politica e Società, e ha insegnato al Liceo di Cossato, IIS del Cossatese e della Valle Strona, nel Biellese. Di recente ha anche elaborato lo studio su “Toni Wolff: una junghiana dimenticata” e scritto un testo su “Eva Sella e la sua scuola”, edito dall’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

Anna Arietti

Immagine di copertina e testo in inglese messi a disposizione da Piera Vaglio Giors

In this article I have presented the figure of Sabina Spielrein, the protagonist of films such as Prendimi l’Anima, (Roberto Faenza, 2003), Un metodo pericoloso (David Cronenberg, 2011), My Name Was Sabina Spielrein (Elisabeth Màrton, 2002). The first two films, which reached the general public, focused on illustrating the vicissitudes of the erotic-sentimental relationship of Sabina Spielrein and C.G. Jung, of whom the girl was a patient. Since we do not have evidence that it really occurred, it should not affect our opinion on the protagonists of the story, who were tied by a strong feeling which, however, belongs to their private life. Undoubtedly the figure of Sabina was thus discovered, but her intellectual greatness was not adequately underscored. 
My contribution tends to highlight this woman, whose discovery is due to the reappearance of her writings, taking place in the seventies of the twentieth century, masterfully dealt with by Aldo Carotenuto. By revisiting the works dedicated to her, we discover a real “pioneer of psychoanalysis”. My article recalls her tormented vicissitudes, unknown to most people; as a result, it certainly focuses on the young Sabina suffering from a serious form of hysteria and under Jung’s care, but tends to recall, after the difficult recovery, her intellectual greatness: in fact, she graduated in medicine with a thesis in psychoanalysis, the first woman to debut in this field. Her numerous writings were the source of inspiration for the works of Jung, Freud, as well as of later, and more well-known, women psychoanalysts. The father of psychoanalysis himself intervened in the troubled story between the young woman and her psychoanalyst. In this case, the girl showed strength of character, independence and depth of judgment in facing both Jung and Freud. Sabina Spielrein moved to various cities, was the author of important works, joined various Psychoanalytic Societies, practiced as an analyst: among others, she treated J. Piaget. After numerous vicissitudes, she returned to his homeland, Russia, where she worked on important projects and held prestigious positions. The Soviet regime put an end to her activities in Moscow and then Sabina returned to the birthplace of Rostov-on-Don. The Nazi invasion persecuted the Jews also there: she, of Jewish origin, was murdered in 1942 with her two daughters.


Ringrazio La Nuova Provincia di Biella e Sabina Pastorello per aver pubblicato il mio articolo nelle pagine de "La Gerla dal Bieléis" di mercoledì 7 aprile 2021.


I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.

L’utilizzo di piccole parti è concesso a condizione che venga sempre citata la fonte, nome e cognome dell’autore e questo sito web. Siamo grati a coloro che ce ne daranno comunicazione.

Per informazioni o segnalazioni potete scrivere a cartabiancamedia(at)gmail.com

3 commenti:

  1. Con piacere leggo che le donne se pur poco considerate dall'uomo siano riuscite a contribuire in maniera importante nel mondo della psicoanalisi.
    Grazie a questi ricercatori e ricercatrici si riesce a valorizzare la figura femminile
    Penso che oltre al mondo della psicoanalisi, le donne abbiano dato importanti contributi anche in altri ambiti.
    Grazie e continuate ad aggiornarci.
    Antonello

    RispondiElimina
  2. Ringrazio la redazione di "BaffidiGatto" per aver dato il meritato risalto alla nuova pubblicazione della prof.ssa Piera Vaglio Giors, basata su una figura femminile che mi aveva già a suo tempo incuriosita non poco, tanto da indurmi all'acquisto dei DVD dei due film cui viene fatto riferimento all'inizio del saggio; i film mi erano piaciuti molto, tra l'altro Roberto Faenza mi affascina proprio come regista narratore di storie individuali. Per il nuovo testo dell'autrice, da sempre custode della memoria di figure femminili apparentemente meno note, non posso che esprimere grande ammirazione: il suo stile da saggio universitario ben si coniuga con il suo talento narrativo, descrittivo, riflessivo, che induce a simpatia (nel senso shakespeariano del termine "to sympathize") per la protagonista, donna di rara sensibilità intellettuale e pur di grande sfortuna nelle scelte di vita. Il suo stesso accettare con rassegnazione il proprio destino annunciato di deportata, e poi di morte, insieme alle sue figlie, quasi rappresenta il suo lento incedere verso una morte probabilmente desiderata, verso una forma di suicidio passivo che ha risucchiato anche la speranza che avrebbero dovuto darle le figlie, simbolo di un futuro che non si è mai realizzato.
    Grazie ancora per la pubblicizzazione di questo testo e... grandi complimenti all'autrice !!

    RispondiElimina
  3. Scusate, ho dimenticato di apporre la mi firma al commento dell'8 aprile alle h 16:32:
    sono Enrica Bonamore

    RispondiElimina