martedì 29 dicembre 2020

Pensieri sottili

Siedo nella sala d'attesa di un ufficio pubblico da almeno mezz'ora con il mio numero elimina-code in mano. L'appuntamento fissato settimane prima, che avrebbe dovuto snellire gli assembramenti, non sortisce nulla.

I numeri sul tabellone che indicano l'ordine di arrivo degli utenti avanzano di continuo, ma non capisco in base a quale criterio. Nessuna delle altre quattro persone che aspettano si alza.

Ci scambiamo sguardi che generano intesa, di pensieri sottili, ma rimaniamo in silenzio. Già il silenzio, interrotto dal suono metallico dei numerini, sembra dire molto.


È chiaro che non sarà il mordi e fuggi in cui confidavo e decido di togliermi la giacca. Fuori, oltre le grandi vetrate, dagli alberi del viale cadono le ultime foglie gialle. C'è nebbia e cresce l'impazienza, quando appare un numero identico a quello che ho in mano, proprio uguale fino al penultimo carattere, perché l'ultimo invece è successivo al mio di una unità.  


Scatto in piedi e chiedo spiegazione alla signorina che mi ha dato il numerino, la quale cade dalle nuvole. Dalle persone sedute arrivano altre occhiatacce degne di un fumetto.


Vengo invitata a chiedere agli sportelli. Non aspettavo altro! Cerco in me un contegno e allungo la mano con il biglietto verso il vetro che separa me dall'addetta, la quale invece allunga il collo e strizza gli occhi come per mettere a fuoco, poi guarda il tabellone, strizza ancora gli occhi sul biglietto e infine si stringe nelle spalle. 


Non sa cosa dire e finalmente ridiamo. Mi fa accomodare e in pochi minuti risolviamo il motivo per cui sono lì. 


Uscendo, guardo ancora un'ultima volta le quattro persone sedute. Tutte mi salutano alzando la mano, nella quale stringono il proprio biglietto.


Anna Arietti

(testo e immagine)



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