martedì 19 ottobre 2021

L'Italia che voglio vivere


Questa mattina due agenti della Polizia hanno portato la focaccia ai manifestanti nel porto di Genova, dicendo: "Tenete duro". Chi riprende la scena ammette di non avere parole: "Ho le lacrime agli occhi". Questa è l'Italia che voglio vivere.

Sempre questa mattina ho ascoltato lo scrittore Michele Giovagnoli. Ammetto che prima non lo conoscevo, ma ha detto una cosa che mi è rimasta: "Non possiamo sconfiggere il male, finché lo combattiamo sul suo campo. Per vincere dobbiamo portarlo sul terreno dell'Amore, che lui non sa cos'è. È un terreno vibrazionale che non conosce". Se viviamo nella rabbia, nella frustrazione, facciamo il suo gioco. Vibriamo basso. L'aquila, dice ancora, se vuole vincere, invita il pesce a volare alto, non va certo nell'acqua. Chi gioca in casa è sempre più forte.

È interessante anche quando spiega che scendere in piazza non serve, che il presidio non serve, che si finisce soltanto per sporgere il fianco ai facinorosi. Il male ha una paura ed è che si blocchi la circolazione finanziaria, perché è il denaro che crea l'economia e il lavoro. È utile allora fermarsi. Interrompere il lavoro, il terreno che a lui interessa, che gli dà potere. Andare in piazza significa andare sul suo campo, dove ci trova e ci sconfigge. Facciamo una festa con gli amici. Stiamo fermi (per un po'). Questo basterà a spiazzarlo. 

Anna Arietti

"C'è un silenzio stranissimo a Trieste, 

come un respiro prima del balzo". 

Michele Giovagnoli

19 ottobre 2021


Immagine di copertina dal web, Bologna in questi giorni.

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