lunedì 13 giugno 2016

Ricordo di "Bioglio in fiore"


Mancano due ore all'inizio della festa che coinvolgerà tutta la popolazione, persone che vivono in piccole frazioni, seminate qua e là, come per mano di un agricoltore distratto. Sono a Bioglio, "Bioglio in fiore".


La visita segue una disposizione; alla frazione numero uno mi ritrovo per caso. Mi accoglie vivace e sorridente, e poi mi farà pure da Cicerone, un bambino di circa dieci anni, che scoprirò più tardi chiamarsi Francesco. La sua freschezza è commovente. Mi lascio trasportare dalle sue parole.

"Vede, qua abbiamo messo l'asinello; vede, là abbiamo sistemato i giochi dei bambini di una volta. Non so se ha visto laggiù, ci sono gli attrezzi per fare legna. Abbiamo messo pure un paio di vecchi sci e lo slittino, là in alto".

Mi dà del lei; lo trovo così educato e formale, per la sua età. È anche agitato; si è dato tanto da fare per organizzare tutto per bene, tant'è che ammette, o forse gli scappa, un "ci siamo sbattuti come buoi".

"Dietro casa c'è una stanza dove hanno sistemato dei vecchi attrezzi e qualcos'altro che forse si usava con il gas, ma non ne sono sicuro - prosegue spedito, trotterellando su quelle sue gambette -. No, di qua non guardi, è brutto. Venga con me. Ecco, qui, vede? Sono tutte cose che servono per fare il vino e questo, lo vede? - e mi indica un oggetto in legno - forse lo usavano per schiacciare l'uva".

Nel frattempo si avvicina un ragazzo, molto più grande, che mi spiega meglio. L'aggeggio, tutto aggredito dal tarlo, doveva servire per pulire l'uva, per separarla dal raspo.

Il giro riprende, quando ad un tratto il piccolo uomo si ferma. Mi guarda ancora più preoccupato e sbotta: "Mi viene l'ansia nel vederla prendere appunti". Capisco che ci tiene tantissimo a fare bella figura e lo rassicuro, dicendogli che sta facendo una cosa davvero bella per il paese in cui vive.

Lui un po' si vergogna. "Sa, mi preoccupa tutto questo antico che proponiamo. Io preferisco il moderno".
"Perché?" - gli domando davvero incuriosita.
"Con le cose nuove si rischia meno - mi spiega - e attirano di più". La sua risposta mi spiazza e penso che rifletta il pensiero di un adulto, oppure ha già fatto un suo ragionamento? Non lo so, ma prendo tutto per buono. Del resto lui appartiene alla nuova generazione, mentre io a quella precedente, dove a volte si inizia a non cogliere più certi dettagli.

Sto lasciando il cortile, molto curato, ricco di fiori e di cultura popolare, quando Francesco mi insegue: "Sì, però - aggiunge - la festa vera inizia più tardi. Ci saranno anche i musicisti".

Non oso proprio fermare tanto entusiasmo e gli prometto che tornerò.

Ovviamente così è stato e non me ne sono pentita.

Grazie, Francesco.

Anna Arietti
(testo e immagini)



la fontana del "Gojon"
Il campanile della chiesa di Bioglio, sullo sfondo Pettinengo



























gli ultimi preparativi
... ancora preparativi.


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