venerdì 28 febbraio 2020

Le mie cipolline


Ogni volta che gusto le cipolline in agrodolce mi torna alla mente la scena di Ratatouille, il film di animazione in cui il protagonista Rémy tenta di far comprendere a suo fratello Émile, che mangia di tutto un po' senza badarci, che anche il nutrirci può diventare un momento d'arte. Un'esperienza che ci fa sentire grati per la sottile delicatezza dei nostri sensi. Il fascino muta con il variare dei sapori, degli accostamenti. Nella produzione cinematografica l'idea viene rappresentata con un'esplosione fantastica di colori e di suoni.

Allo stesso modo, nelle cipolline, il sapore del miele accarezza le papille, mitiga il frizzante della cipolla; a seguire lo zucchero naturalmente contenuto nell'uvetta e il profumo di bosco, di nocciola, dei pinoli, creano la giusta armonia. L'acidulo arriva dopo, con discrezione. Non sempre un sapore forte s'impone nel piatto se ben dosato. La variante dell'aceto alla mela poi non lo rende pungente. Direi morbido. Tutte opinioni personali, così come mi arrivano. Semplicemente. 

La ricetta è di mia mamma Ornella (le cipolline in fotografia le ha cucinate lei).

Consideriamo 300 grammi di cipolline bianche (borettane) mondate e spellate, due o tre cucchiai di acqua, due o tre di aceto di mele, due o tre di olio extra vergine di oliva e sale quanto basta. Il tutto va messo in un tegame. Lasciamo cuocere a fiamma bassa per trenta minuti. Se si asciuga troppo, aggiungiamo un po' di aceto, o di acqua. Ciò che conta è che rimanga un sapore delicatamente acidulo. Aggiungiamo un cucchiaio di miele, un cucchiaio di uvetta precedentemente ammollata in acqua tiepida e uno di pinoli. Cuociamo ancora per qualche minuto, finché le cipolline si fanno dorate e caramellate.

Anna Arietti
(testo e immagini)

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