mercoledì 7 aprile 2021

La scuola di cui abbiamo bisogno


di Anna Arietti

A muovermi è ben più di un moto dell'anima. Sono le condizioni tangibili in cui si trovano i bambini e i ragazzi. Oggi più che mai hanno bisogno di svegliarsi al mattino con il desiderio di fare scuola, e in presenza. Hanno bisogno di confrontarsi fra di loro e con gli insegnanti, serenamente.

La dad - la didattica a distanza - non è altro che la goccia che fa finalmente traboccare un vaso stracolmo di sudiciume. Da molto tempo la scuola ha bisogno di rinnovarsi, di snellire la quantità di burocrazia che subissa gli insegnanti, fino a togliere tempo prezioso all'insegnamento in sé, di rivedere l'uso di libri di testo pesanti, dai contenuti non sempre comprensibili e con periodi ripresi più volte, come se servisse far crescere il numero delle pagine, sempre costosi e troppo spesso inutilizzati, fino alla preparazione dei docenti medesimi.

Competenza della scuola è far emergere il buono in ogni studente: dal talento alla bontà d'animo. La finalità è giungere alla preparazione di una persona virtuosa e motivata. Non è assegnare numeri, i cosiddetti voti. La ripetizione dell'anno, se mai avrà ancora senso definire la cadenza temporale e rifare integralmente il programma, aiuterà a crescere; nulla di doloroso per nessuno, non per gli allievi, non per le famiglie.

"Ciò che manca è l'affetto. Le scuole sono luoghi senza allegria e senza vitalità che soffocano i giovanissimi e distruggono la creatività e la gioia". A dirlo è stato Charles E. Silberman negli anni Settanta. Ed è ancora così.

La scuola, in dad e in presenza, sgama adolescenti prigri, arrogantelli, bulletti, ma anche ragazzi svegli e iper tecnologici. Una maestra prossima alla pensione dice che di bimbi cattivi o maleducati non ne ha mai incontrati: "Oltre le apparenze del comportamento e le condizioni della famiglia, c'è sempre un'anima, una creatura che chiede aiuto, anche attraverso una brutta gestualità, perché quello è il modello appreso, o concepito come in grado di attirare l'attenzione dell'adulto". È una riflessione che la nuova scuola può applicare a qualunque grado scolastico, riconoscendo pacificamente che non tutti siamo vocati allo studio.

Nell'attesa che il Governo si sensibilizzi, che apra all'incentivo della creatività e dell'ingegno con la pratica e soprattutto con gioia, che insegni a usare la voce, a trovare fiducia e ispirazione, aiutiamo noi gli studenti a non perdersi, a non abbandonare gli studi, perché la situazione è gravemente sottovalutata.

Nell'attesa che il Governo s'illumini, affinché riveda il procedimento di assegnazione delle cattedre, che selezioni i docenti in base all'intelligenza emotiva, non soltanto analitica, e che testi in seguito, periodicamente, in base allo stesso criterio, seguiamo noi genitori, ogni tanto, le lezioni on line dei nostri figli, finché verrà il tempo in cui sarà del tutto consueto poter seguire le lezioni in classe. Ci sarà la volta in cui l'insegnante inciamperà, è un essere umano, e ci sarà la lezione in cui saprà eccellere, ma mai più potrà permettersi di dire fesserie e ancor meno di farsi cattivo esempio. Educare significa conoscere gli argomenti di studio, ma anche sapersi rinnovare nella preparazione delle lezioni affinché diventino stimolanti - che dev'essere uno sbattimento certe volte -, e significa soprattutto saper comunicare in modo che il messaggio giunga agli allievi. Di corsi propedeutici all'insegnamento già se ne fanno, ma vista la resa in classe, è palese che vadano ripensati.

La dad però, e per fortuna, rivela anche insegnanti che si muovono con il cuore in mano e con lo sguardo che buca lo schermo; si agitano e coinvolgono con esposizioni fresche. Si distinguono per il loro modo di approcciarsi e per le parole che scelgono, che incoraggiano. Vibrano di passione. Fanno la differenza sulla via del rinnovamento, perché sono angeli vestiti da maestre, da prof.

La dad rivela sistemi informatici con errori di funzionamento e linee internet fragili, che collassano facilmente e che non arrivano ovunque allo stesso modo.

Richard Buckminster Fuller, autore della citazione in cui affermava che: "Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta", coltivava anche grande speranza, che si fondava sulla Verità, sulle potenzialità dei Giovani e sulla forza dell'Amore. Anch'io nutro le stesse aspettative.

Anna Arietti


I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.

L’utilizzo di piccole parti è concesso a condizione che venga sempre citata la fonte, nome e cognome dell’autore e questo sito web. Siamo grati a coloro che ce ne daranno comunicazione.

Per informazioni o segnalazioni potete scrivere a cartabiancamedia(at)gmail.com

1 commento:

  1. Grazie per aver riportato alla luce la "questione scuola". Sarebbe interessante aprire un dibattito.

    RispondiElimina