venerdì 11 ottobre 2019

Tokyo, il festival di Bon Odori


È la sera più luminosa dell'estate. Ad ogni passo ci sfiorano yukata dai colori brillanti. Infinte tonalità di rosa e di rosso indossate dalle ragazze e sfumature di blu dei ragazzi. E del cielo. E del giallo delle lanterne. Sono anche i toni della musica, i ritmi dei tamburi taiko e dei passi Roppon-jin ondo. Yukata è l'abito simile al kimono, più semplice da indossare e più leggero. L'occasione è il festival di Bon Odori, antica ricorrenza buddista in cui si onorano gli spiriti degli antenati e che, nel tempo, si propone come momento per ricongiungere la famiglia.

Io ed Enea raggiungiamo a piedi il distretto di Roppongi, il quartiere di Tokyo in cui si svolge. Procediamo fra le bancarelle e sono ancora i colori a guidarci. Altri. Quelli dei piatti tipici, delle bevande che si consumano senza smettere di passeggiare, e dei bastoni di segnalazione degli agenti della sicurezza, simili alle spade di Guerre Stellari.

Il volume di tutto si alza. Ci avviciniamo alla piazza, che non è proprio tale. È l'area esterna di Roppongi Hills, l'imponente complesso immobiliare, progettata per favorire l'aggregazione. Ispirazione che a me piace molto. E che centra l'obiettivo. L'energia vibra. Una bellissima folla danza intorno a un palco su cui è eretta una torre, yagura, appese alla quale ci sono decine e decine di lanterne.

Il movimento coinvolge, noi lo osserviamo dalla scalinata che porta al Mori Tower, grattacielo di cinquantaquattro piani, uno dei più alti della città e intitolato al costruttore Minoru Mori, di cui raggiungiamo la cima non senza perplessità da parte mia che non amo gli sbalzi improvvisi. "Anna, devi vivere" è lo sbotto decisivo della mia amica. 

La visuale fa perdere il senso dell'estensione. Di nuovo su tutto spiccano le luci che sfondano l'oscurità della notte. A migliaia, gialle, rosse, blu, lampeggiano, scorrono, strisciano a zig zag. Smarrisco la connessione così come sono abituata ad intenderla. La mia. Quotidiana. Finita. Ordinata. Non trovo confine fra terra e cielo. Tutto potrebbe capovolgersi. I palazzi più bassi danno la proporzione, ma non la profondità, come se fossero disegni di un fumetto.

Lasciata alle spalle la festa, Enea mi conduce a un giardino in cui si nasconde un laghetto. Anche lì brillano luci dorate; sembrano cadute a caso fra i cespugli e sugli alberi. Ci sono tavolini e ancora giovani che s'intrattengono. Davanti a noi siedono due ragazze, sempre eleganti nei loro abiti tradizionali. Ai polsi portano orologi scintillanti, di un verde spaziale, a ricordarci che siamo nel Ventunesimo secolo. 

Noi sediamo sul prato nella penombra, come se non volessimo dare nell'occhio, e  consumiamo una cena semplice. Ci guardiamo intorno. È un bagno di cultura, un'emulsione di sensazioni che dà spunto per un affondo: "Diverso dalla tua idea di casetta in collina, eh?". Tento la difesa inutilmente. Sono esperienze agli antipodi, necessarie.

Anna Arietti


Approfondimento:

* Roppongi significa “sei alberi”, almeno, questa è la versione che mi piace citare, per l'antica presenza di sei alberi di Zelkova abelicea, pianta con cui anticamente contrassegnavano l'area. 

* La cerimonia di Bon Odori inizia con l'accensione di lanterne Chōchin, di carta, sulle tombe degli antenati. Con il gesto s'invitano gli spiriti a tornare a casa. La conclusione, dopo tre giorni di festival, consiste nel porre in un corso d'acqua di nuovo delle lanterne, barchette di carta, il cui compito è di favorire il ritorno delle anime al cielo. La cerimonia si chiama Tōrō nagashi, tōrō è sinonimo di "lanterna", mentre nagashi significa "crociera, flusso acqueo". 

* La celebrazione buddhista di Ullambana (dal sanscrito "appeso a testa in giù") in giapponese Obon, o anche Bon, nasce dalla storia di Maha Maudgalyayana, Mokuren in giapponese, discepolo di Buddha, che usò i suoi poteri meditativi per rivedere la madre defunta e rinata come Preta, dotata di una bocca e di un collo molto stretti e tormentata da una fame insaziabile, essendo sprofondata nel regno dei 'fantasmi affamati'. Ogni qual volta che portava un boccone alla bocca, questo si trasformava in fiamme ardenti. Chiestone il motivo al Buddha, questi spiegò che la causa era legata ad una precedente vita in cui non aveva dato cibo in elemosina ai monaci, accumulando così karma negativo. Interrogato su come salvare la madre, il Buddha rispose che sarebbe stato opportuno accumulare meriti positivi da devolvere agli spiriti degli inferni e fare offerte ai monaci. Il discepolo lo fece e liberò la madre. Iniziò anche a comprendere la vera natura del suo passato, l'altruismo e i tanti sacrifici che la madre aveva fatto per lui. Il discepolo, felice e grato per la gentilezza di sua madre, ballò con gioia. Da questa danza nasce Bon Odori, tempo in cui gli antenati e i loro sacrifici vengono ricordati e apprezzati" 

Fonte https://it.wikipedia.org











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