lunedì 13 ottobre 2025

La panetteria del borgo



Nella piccola panetteria del borgo ci sono persone in attesa fin fuori, lungo la strada che, seppure poco trafficata, il passaggio di un’auto impone di farsi da parte, stretti gli uni agli altri, in prossimità dell’ingresso della bottega. La porta in vetro con la maniglia d’acciaio, cinta fra due vetrine adorne di dolcetti promettenti, è aperta. Il sole del mattino di tarda estate arriva di sbieco, sfiora radente il muro e lambisce da un lato il viso delle persone.

Francamente non era previsto che io fossi lì. È stato il senso di appartenenza a un mondo antico a trascinarmi.

Due donne chiacchierano, si danno appuntamento per la domenica ormai prossima, mentre la panettiera, avvolta nel grembiule blu a quadrettini, cerca d’essere svelta, afferra panini, pizzette, imbusta e conteggia, digitando numeri sui pulsanti della cassa: ti, tititi, ti, ti!: “Sono 10 euro e 40, Gina”. La donna di fronte pone 10 euro sul piattino in legno messo lì apposta per lo scambio dei contanti ed estrae il portamonete: “Adesso ti cerco i 40”.

Nel negozietto raccolto c’è di tutto un po’, dai succhi di frutta alle marmellate, alla pasta, alle confezioni di latte.

Dal basso arriva la vocina di una bimba, che attende, tenendo la mano della nonna. Reclama attenzione, chiede delle caramelle scure contenute sfuse in ampi barattoli di vetro, a cui i suoi occhi mirano. “Sono alla liquirizia”, le viene detto “ E non ti piacciono”. La voce della piccola ricorda Boo, la bambina, che nel film d’animazione “Monster & Co” s’introduce nel mondo dei mostri, creando un iniziale scompiglio ed è un po’ così anche in negozio. La bimba è conosciuta in paese, come del resto è normale che sia in una piccola realtà, e tutti la salutano: “Ciao, bella”, “Ciao, Noemi” e scambiano battute sulla scuola, che inizierà a breve.

Tocca quasi a me. I miei occhi saltellano fra le ciambelle dorate, spolverate di zucchero bianco, e le crostatine al mirtillo, dirimpettaie dei croissant e delle pizzette. A catturare la mia attenzione però, sono i quadrotti di torta variegata al cioccolato e crema, sulla cui etichetta leggo: “Torta golosa”. Il desiderio impazzisce e chi più lo ferma? In piemontese: l’è ‘na sgugliardà – è una golosità -.

L’uomo che mi precede chiede una pizza Margherita, due ciambelle e tre “comuni”, pane tradizionale a base di farina di grano, acqua, sale, lievito e olio di oliva. “Ieri l’ho mangiato proprio volentieri – dice -”. Si ripete il tintinnio dei tasti, delle monete e quel cordialissimo ciao, perché ci si conosce tutti.

Tocca a me, la forestiera, per la quale l’approccio è diverso: “Dica signora”. Chiedo tre rosette che vengono imbustate in un sacchetto rumoroso di carta e poi finalmente chiedo con soddisfazione la fetta di torta, che viene avvolta in un foglio di carta, questa volta silenzioso, ed è il turno delle ciambelle, che mangerei subito.

Lascio la panetteria, sfiorando le persone in fila. Le loro voci, camminando lungo la via, scemano fino a non sentirsi più, come in un sogno al risveglio. Salgo in auto, torno a casa, rapita di nuovo dagli impegni. Soltanto all’ora di pranzo, quando sulla tovaglia ritrovo il sacchetto delle ciambelle e del pane e la bella confezione per la torta, mi ritorna tutto. È un bagliore di luce dorata. Ritornano profumi, suoni e queste parole, che ora mi scendono sulla carta e fermano istanti, che per un po’ non rivivrò, fino al prossimo passaggio da una piccola bottega di paese, che mi fa ancora sentire parte di una comunità.

Anna Arietti
testo e immagini



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