lunedì 1 maggio 2023

La storia della capra Franca


Mi tiene d’occhio fin dal momento in cui la portiera della macchina fa clac. Ma io ancora non lo so. Sarà soltanto riavvolgendo la pellicola del film che mi renderò conto del comportamento della capra Franca.

Saluto i cani, i piccoli Whisky, Briciola e Raf, che mi vengono incontro dimostrando un affetto incredibile, e Ira, la gigante buona, mentre dalla casa arriva un “Ciao, Anna”. Non la vedo, ma riconosco la voce di Daniela. Ricambio.

Mi guardo intorno, seduta sulla panca a ridosso del fienile e ascolto i suoni della natura.

Daniela poi mi accompagna dalle signorine, dalle capre. Sono lì per i nuovi nati, pelosetti deliziosi. È in quell’istante che avverto una tensione e non so a cosa attribuirla. È più che altro una sensazione.

Avvicinandomi al recinto mi viene detto di prestare attenzione a Franca, che riconosco nella camosciata delle Alpi. La osservo e i nostri sguardi finiscono per incrociarsi. Dalle sue pupille orizzontali mi arriva una frecciatina frizzante che ancora non comprendo. Nello stesso momento Daniela mi mette in guardia proprio da lei, Franca, che è gelosa, o protettiva, o forse è soltanto scorbutica, che è la caratteristica che sceglierò.

Ci studiamo, Franca ed io, senza mollarci un istante. Lei intanto si muove verso di me, abbassando leggermente il capo come se volesse tentare la carica. Daniela allunga una mano nella mia direzione, come per proteggermi, io indietreggio. Lei si accosta alla rete, ma solleva il musetto. Ed io tiro un sospiro di sollievo.

Intorno i piccolini scorrazzano avanti e indietro come folletti, balzellano, belano. È una gioia guardarli.

Franca però non demorde. Anzi. Si volta leggermente da un lato mostrandomi in tutta la loro maestosa bellezza i suoi due cornoni, lunghi e ricurvi. Capisco che di entrare nel recinto proprio non se ne parla.

Anche Daniela se ne rende conto e chiama i nipotini, Giacomo l’esperto e Giulia, loro possono entrare, li conoscono, li rispettano. Insomma loro hanno il permesso e pure il benestare della simpatica Franca. Si presenta Giulia, lui non è molto in forma.

La bimba accarezza sulla testa la dolce Moka, la mamma dei pargoli, e inizia a rincorrere i piccoli per acchiapparne uno da mostrare a me. È divertente assistere alla scenetta. Nell’asilo nido si crea un parapiglia fra versetti di disapprovazione e corsette sprint, che agita pure le altre capre adulte. Moka non si scompone. Franca non molla il tiro, il soggetto nemico è sempre lì, a un colpo di corno. Io chiaramente non mi muovo. Nessun azzardo, pena il ritorno a casa con la borsa del ghiaccio e soprattutto senza carezzine ai capretti.

Giulia riesce a prenderne uno ed io mi fiondo verso di lui, è un maschietto, come mi viene fatto notare scostando il pelo. Sarà un bel becco e in questo momento non ha nessuna voglia di stare fra le mie braccia, protesta, ma gli tocca e in breve si calma. Nella sua testolina immagino balenare un pensiero del tipo: “È arrivata in campagna la cittadina che non ha mai visto una capra”.

In realtà non è la prima volta che mi perdo in apprezzamenti caprini, ma non do spiegazioni. Niente suggerimenti alla simpaticona, che non smette di tenermi nel mirino. La vedo con la coda dell’occhio.

Trascorrono pochi minuti, giusto qualche carezza e una montagna di complimenti. Il piccolo profuma di buono. Me lo porterei a casa, ma non ho ancora convinto i vicini ad accettare la condivisione della creatura, che terrebbe rasati i prati. “Non soltanto quelli”, dicono loro, alludendo a chissà quale terrificante previsione. Affido di nuovo il cucciolo a Giulia, che lo riporta alla sua mamma, pacifica lei. Mi allontano dando le spalle al recinto, ma non ce la faccio, alla fine Franca è stata un bell’incontro. Mi volto e allargo le braccia verso di lei. Per un istante ho l’impressione che mi sorrida.

Anna Arietti

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