martedì 20 giugno 2017

Moulay Idriss





Era autunno. Fuggiva a Casablanca
 con l’anima nera e una bestia mostruosa
seduta sul cuore.
Scagliava da  lontano i suoi dardi beffardi
l’oscuro inseguitore, nascosto chissà dove
-         tra le case lontane dell’aldilà del mare –
e né l’oro né il verde ai portoni preziosi
potevano fermare la sua ombra tremenda.
Eppure, come un’onda o una  spinta segreta,
c'è una mano piccina  a calmare il rumore
quando il cielo è lontano
e non riesci a immaginare né una strada o una rosa
posata su un altare come fosse un cuscino
-         ed ecco lì che grida in silenzio
il respiro, un canto senza voce, come l’aria ed il vento.
E i cieli più lontani e i fiori sugli altari
sono a un passo da noi, dietro a un tetto stanco,
come petali sparsi tra le rocce e lo sguardo
di chi li sta cercando ed è in viaggio da giorni
senza ancora sapere che la meta era quella.
Cosa c’è nel bagaglio?  L’anima e una stella
nascosta in un bicchiere per non dare nell’occhio,
di corsa sulle scale, piegandosi in ginocchio,
per trovare più in alto dietro a un muro bianco
un rifugio segreto in cui scartare il cuore
come fosse un regalo
da posare con garbo
tra i petali di un fiore
bagnati  nel cristallo
di cui pullula il sole. 

(Enea Grosso) 

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Moulay Idriss è una città santa per i musulmani nella regione di Fes-Meknès.  
L'ho vista da lontano - bianca e appollaiata tra le alture -  sulla via verso l'antica Volubilis. https://it.wikipedia.org/wiki/Volubilis

Testo: Enea Grosso
Foto: Anna Arietti








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