domenica 28 aprile 2024

Dipende dall'erba

 

Dipende dall’erba, se ce n’è abbastanza per sfamare le vacche, la vita di Valter Croso, margaro per eccellenza. È sceso a valle, “disalpà” come dice lui, due settimane fa. Dall’Alpe Campelli in Val Sessera, Campello sulle mappe, è tornato a Brusnengo, da dove era partito a maggio. Potrebbe rimanerci un mese, ma durante l’estate ha piovuto poco. Probabilmente dovrà spostarsi con la mandria su altri pascoli, a Castelletto Cervo, alla volta poi di Camburzano, dove trascorrerà l’inverno in cascina.

«Mangiano erba fresca, altrimenti fieno. Mangimi mai. Sono anche le vacche che vogliono spostarsi, quando sentono che la stagione cambia. Questo è un lavoro, ma anche una passione, sennò ’t’lu fè nèn’, non lo fai - racconta -. Non ci sono feste. Da quando poi mio figlio ha preso la patente, neanche più mi viene in mente di andare via. Sto bene. Adesso le casére sono tutte nuove; una volta pioveva dentro, i tetti erano di rami di faggio. La mia vita trascorre così, dall’Alpe alla Montuccia; prima con me père, adesso con mio figlio Lauro. Contiamo sei, sette generazioni, da lui, a me, mio padre Eligio, il nonno Daniele, il bisnonno Antonio e ancùra andaré man vis gni l’nom, ancora indietro non mi ricordo il nome».

Valter Croso è nato a Camandona nel 1951. La moglie Miriam è originaria della Costa Rica. Hanno avuto tre figli, Lauro, Isabel e Jennifer. «La Miriam ha diciotto anni meno di me - il pensiero di lei lo fa sorridere -. A quattordici anni mi sono trasferito a Gaglianico, poi a Occhieppo Inferiore, a Borriana e infine a Camburzano. A giugno ho festeggiato i cinquant’anni di attività, ma se sommo un periodo trascorso altrove, ne conto anche cinquantacinque. Il contratto di acquisto della prima cascina l’ho definito in cinque minuti, come ho fatto con la fumna, con la donna - scherza, o forse no -. L’ho tenuta sette anni soltanto quella cascina. Dell’affare mi ero subito pentito e avevo pianto - e gli occhi lucidi gli vengono ancora adesso -. Mia moglie non voleva che la vendessi, salvo che ne prendessi un’altra. Così, di nuovo in cinque minuti, nel 2003, l’ho data via e a Camburzano, nel 2004, ho fatto la casa e la stalla, nuove. Son fora ad testa’ - sono fuori di testa -».

Al pascolo con Valter c’è l’amico di una vita, Dino Grosso, 84 anni, di Masserano. Sono stati all’Alpe insieme, Campelli di Sotto in primavera e Campelli di Sopra in estate, per diversi anni, fino al 1957. Dino aveva iniziato ai due casére nel 1937 con suo padre Richin e con Erminio Cavagna, poi con Francesco Guelpa Piazza, ma ien tucc mort - sono tutti morti -. «Aveva incontrato Eligio, mio padre, nel ’54; c’era anche l’Eugenio Seletto, poi sono arrivato io - prosegue Valter -. Ne aveva 26 di anni, quando Dino ha venduto le vacche ed è andato a lavorare nel tessile, però mi ha sempre aiutato».

La memoria vaga fra i ricordi, i due discutono sulla vendita degli animali, citandoli sempre per nome e ricordano le persone a cui li avevano ceduti. «Te la ricordi la Vespa, quella rossa con la ghigna - la faccia - bianca? e c’era il mulo Febo e il cane Bill - rievoca Valter -. Gli anni passano anche per me; certe volte non mi ricordo più dove son tachè - dove le metto -». Dino spiega che per riportare all’ordine le "mucche" era sufficiente fare due fischi. «Già sapevano che di lì a poco sarebbe arrivato il cane. Addirittura era sufficiente scuotergli la campanella che loro già si allarmavano». 

Intanto si avvicina la Spagna con la Marsiglia, la manzetta, e si contemplano le belle corna. Ogni vacca, o toro, ha un nome. «Se non mi ricordassi i nomi andrei a fare altro - sbotta, un po’ risentito Valter -. Adesso ne ho duecentocinque. Tengo la Bruna Alpina, la pezzata Rossa e, da una quindicina di anni, un incrocio con la Blu Belga».

I margari vogliono un gran bene agli animali, anche se certe volte, a vederli menare il bastone, all’occhio del profano non parrebbe. Checché se ne dica esiste un’intesa speciale che rende difficile il distacco quando vengono ceduti, ma "questa è la vita", dice Valter sollevando le spalle. «Non cambierei mai mestiere. Se tornassi indietro lo rifarei. Me père' quando ero pìccio, diceva che avremmo perso la tradizione. Io rimanevo zitto, ma intanto ho continuato, mentre i miei fratelli e sorelle hanno fatto scelte diverse. Capitava che ritornasse sui suoi pensieri e diceva che sarebbe stato meglio fare un altro lavoro. Erano gli anni Sessanta, giravano le fabbriche, e tanti giovani avevano smesso di badare alle bestie. Io penso che ognuno debba fare quello che si sente».

Fra una parola e l’altra, si avvicina all’abbeveratoio la Bersagliera e Valter fa notare ancora che "l’è bèn curnà", come le altre due nere un po’ più distanti.

Al pascolo di Brusnengo, con il sole, sembra tutto bello, ma il mestiere è duro. «Una volta, in transumanza, con la nebbia, nonostante avessi la torcia, ho rischiato di essere investito da un’auto, non si vedeva gnit. È successo anche di averne persa una per due mesi. Era stata morsa da una vipera. L’ho ritrovata pelle e ossa, ma si è ripresa. Questa estate una vacca è finita nel Sessera e per salvarla momenti muoio io; con quelle pietre rotonde, sono scivolato nell’acqua, ma non era ancora la mia ora. Nuvola invece si è uccisa scivolando in un dirupo. Idem il Gaiòt, il toro, e la Chiara, una mucca di proprietà di mia figlia Isabel; anche lei ha il pallino per gli animali». È accaduto pure che una vacca abbia deciso di tornare a casa da sola; da Campelli era arrivata a Camandona, percorrendo una ventina di chilometri. «Se non l’avessi fermata, sarebbe arrivata a Brusnengo. Le vacche non sono stupide, anzi, iumma da amprende nùi - abbiamo noi da imparare -».

Valter campa vendendo bestie vive. «Di vacche da mungere ne ho poche. Tac a mùnge - inizio a mungere - alle quattro del mattino e alle tre del pomeriggio, a pollice. Altri mungono a granpà, con tutta la mano. Le mucche se ne accorgono se cambi sistema e si muovono. Ognuna mi dà qualche litro di latte, che sono pochi, ma per me sono anche troppi, visto che si consuma soltanto in famiglia. E allora ogni tanto faccio la tometta, sempre per noi. La prima volta che ho munto avevo quattro anni. Mi avevano dato una capra, perché avevano paura che mi facessi male».

Parte poi il discorso “ciocche”, campanacci, e gli occhi di Valter s'illuminano: "Sun ambalinà - ho una vera fissa - soprattutto per le Simon". Spiega che sono numerate da uno a dodici. Le più grosse si utilizzano per la transumanza, le altre per il pascolo. "Ne ho anche marca Chamonix”, intanto con passo pesantuccio si avvicina la Furmìa, una vacca bianca, e forse arriva pure Luigi, Luigi Pezzoli, l’ex veterinario, oggi in pensione. Un altro amico da una vita. « Quando ho festeggiato i cinquant’anni di attività all’alpe, ha fatto lui il cuoco».

Nei paraggi, un po’ in disparte, sonnecchiano una decina di capre e il cane Lippo, dagli occhi azzurri. «L’è al mé mat - mio figlio - che le ha volute». E racconta del lupo che su in montagna gliene ha uccise due e diversi vitelli. «Dicono che di giorno non attacca; non è vero. L’ho visto io. Sono soltanto tre o quattro anni che è tornato, perché l’hanno messo».

Prima di salutare regala pacche sulle spalle. «Sono contento che siate venuti», intanto la Teresa, la manzetta di appena un mese, cerca di succhiargli un dito, come se fosse un biberon, lui la guarda, le sorride e bonariamente l’allontana.

Anna Arietti



Dedico "Dipende dall'erba"
alla memoria
di
Dino Grosso



Tratto da 
"Storie e racconti del nostro Biellese"
- territorio e persone straordinari -
1° volume
edito da Ycp

Il libro si trova da
Mondadori Point
via Mazzini, 77 a Cossato
(da Riccardo e Silvana).
Telefono 015922089.
oppure nelle librerie online

Tutte le fotografie sono di Anna Arietti

I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.

Chiunque desideri copiare fotografie e testi da questo blog è pregato di citare la fonte www.baffidigatto.com e le autrici Anna Arietti ed Enea Grosso, in quanto a monte c'è un grande impegno portato avanti soltanto con la passione! Grazie.

Anyone wishing to copy photographs and texts from this blog is requested to cite the source www.baffidigatto.com and the authors Anna Arietti and Enea Grosso, as there is a great deal of effort behind it, carried out only with passion! Thank you.

Per informazioni contattare anna.arietti@gmail.com

La presentazione di Anna Raviglione a Salussola


Ieri si è svolta la presentazione della scrittrice Anna Raviglione a Salussola. L'iniziativa è stata promossa dall'Amministrazione comunale in collaborazione con la Biblioteca civica.

Visit Masserano

 


Iniziativa benefica a Valdengo

 

Conoscere Villa Salino di Cavaglià

 


Ancora la primavera (breve video)

 


lunedì 22 aprile 2024

"Il vagone bianco", il nuovo libro di Anna Raviglione



La scrittrice Anna Raviglione ritorna in libreria con la silloge di poesie dal titolo “Il vagone bianco – sonetti e dintorni”, edito da Elison Paperback, produzione che segue la raccolta poetica “Sete di cielo”, edita nel 2021 con AbelPaper.

Passeggiata di fine inverno (breve video rilassante)

 

Gli Alpini di "Brusnengo-Curino" presenti al 100° anniversario di fondazione del Gruppo di Domodossola

 

Riceviamo e pubblichiamo la nota del gruppo degli Alpini di "Brusnengo-Curino".

Anna Raviglione presenta "La ragazza del '99" a Salussola


I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.

venerdì 12 aprile 2024

Nel piccolo paese di Strona attesi artisti da tutto il mondo


Se la primavera stenta a decollare, nel piccolo paese di Strona, situato nella Valle di Mosso, è stagione conclamata nell’animo della Pro loco, che promuove un’iniziativa innovativa a cui aderiscono artisti provenienti da tutto il mondo. Da domenica prossima, il 14, e fino a domenica 21, andrà in scena “Strona & Arte”.

lunedì 8 aprile 2024

Il Gruppo musicale "Morzano" si esibisce al Santuario di "Nostra Signora della Brughiera"


Sabato 20 aprile il Gruppo musicale "Morzano", diretto dal maestro Massimo Barberis, animerà la celebrazione della Santa messa delle ore 16 al Santuario di "Nostra Signora della Brughiera", santuario mariano situato in località Bulliana, di Trivero (Valdilana).

Apre il Tempio Valdese di Piedicavallo in Valle Cervo di Anna Piovesan


A Piedicavallo in Valle Cervo, il 13 e 14 aprile, si terrà l'apertura straordinaria del Tempio valdese in occasione delle "Giornate del Patrimonio culturale metodista e valdese”.

martedì 2 aprile 2024

Ricordando Maria Bonino

 

Nella fotografia di copertina si vede, in fondo sulla destra, la casa di Maria Bonino, che si trova a Camandona, alla frazione Gallo, nella via a lei intitolata al numero civico 12, a una latitudine di 800 metri sul livello del mare.

giovedì 28 marzo 2024

Sesto Memorial "Salvatore Maniscalco"


Sabato 6 e domenica 7 aprile si svolgerà il sesto Memorial dedicato a Salvatore Maniscalco dell'omonima pasticceria Maniscalco Rainero di Campore di Vallemosso (Valdilana).

Scuola, vignette per sensibilizzare


Propongo due vignette trovate sul web, che pubblico per sensibilizzare i nostri governanti. Il sistema scolastico italiano è malato e obsoleto.

lunedì 25 marzo 2024

I “RaGatti” di Strona, una storia di cuore

“Aiutateci a dare una zampa ai mici meno fortunati” è l’appello che ci arriva dalla colonia felina di frazione Franco Zina di Strona, e noi andiamo a conoscerli.

giovedì 21 marzo 2024

La vetrina di primavera

La primavera è arrivata in vetrina con un nuovo ospite. I miei libri sono ora in compagnia dei testi di Maddalena Rosa, autrice cossatese come me.

lunedì 18 marzo 2024

Musica vegetariana, una moda antichissima

 

La Filarmonica di Cavaglià, in provincia di Biella, propone una serata dedicata all'ascolto di compositori che nel corso dei secoli, per motivi diversi, hanno scelto di praticare uno stile di vita vegetariano.

lunedì 11 marzo 2024

La Foglia e il Vento di Maggio - The Leaf and the May Wind - Das Blatt und der Maiwind #poesia #luoghichesonopoesia #oropa

 


Se fossi una piccola foglia
in volo
in questo grande mondo
mi affiderei nel mio viaggio
al vento gentile di Maggio
che chiede con garbo 
alle rose
i petali in dono e li sparge
su tutti i deserti lontani
che sognano fiori.
Poi gli chiederei di portarmi
tra i cieli e le nubi sui ghiacci
- minuscolo dono del bosco
al Regno argentato del Freddo. 
(Testo e immagini di Enea Grosso)


Da dove è scaturita questa poesia? Non lo so. Forse è silenziosamente germogliata in  quei secondi eterni in cui ci sente piccoli e smarriti come foglie al vento. in  cui ci si domanda se la strada è giusta o se si sta sbagliando qualcosa. 
Dapprima l'avevo ignorata, perché mi sembrava banale e infantile ... ma la piccola foglia ha continuato insistentemente a ronzarmi tra i pensieri e alla fine mi sono arresa. 
Nella traduzione ho alleggerito il testo per mantenere almeno in parte la musicalità della versione originale in italiano. 
In francese i cieli (les cieux) sono spariti e sono rimaste le nubi (les nuages) per snellire il verso e dare spazio all'affinità di suono "nuages - glace". Inizialmente avevo rinunciato al francese perché senza l'aiuto di un traduttore avrei fatto troppi errori e ci avrei messo troppo tempo.... poi ho provato ed ho osato. 

Nelle tre immagini: nella neve verso il Lago delle Bose (Oropa, Biella)

If I were a small leaf
flying
over this big world
I would rely in my journey
on the gentle wind of May
that asks politely 
to the roses
for their petals as gifts 
for the  distant 
deserts dreaming of flowers.
Then I would ask him 
to take me
to the skies and clouds 
on the ice lands
- tiny gift of the woods
to the silver kingdom of the Cold. 
(Text and images by Enea Grosso)


Where did this poem come from? I don't know. Perhaps it silently sprouted in those eternal seconds when we feel small and lost like leaves in the wind. when we wonder if the path is right or if we are doing something wrong. 
At first I ignored it, because it seemed trivial and childish ... but the little leaf persistently kept buzzing in my thoughts and I finally gave in. 
In the translation I made the text lighter to maintain at least some of the musicality of the original Italian version. 
In French, the skies (les cieux) disappeared and only the clouds (les nuages) remained, in order  to lighten the verse and give room for the "nuages - glace" sound similarity. 
Initially I had given up on French because without the help of a translator I would have made too many mistakes and taken too long.... then I tried and dared. 

In the three pictures: in the snow toward Lake Bose (Oropa, Biella - Piedmont).



Si yo fuera una pequeña hoja
volando
en este gran mundo
confiaría en mi viaje
en el viento suave de mayo
que con gracia pide 
a las rosas
los pétalos como un regalo 
para los desiertos lejanos
que sueñan con flores.
Luego yo le pediría 
que por favor me llevara
hasta los cielos de hielo
- pequeño regalo del bosque
al Reino de Plata del Frío. 
(Texto e imágenes de Enea Grosso)


Wenn ich ein kleines Blatt wäre, 
das in dieser großen Welt fliegt
würde ich meine Reise 
dem sanften Maiwind anvertrauen
der  die Rosen um ihre Blütenblätter bittet, 
- als Geschenk für ferne Wüsten
die von Blumen träumen.
Dann würde ich ihn bitten, mich 
durch den Himmel aus Eis mitzunehmen
- winziges Geschenk des Waldes 
für das silberne Reich der Kälte. 
(Text und Bilder von Enea Grosso)


Si j'étais une petite feuille
en vol
dans ce grand monde
je m'appuierais
 pour mon voyage
au doux vent de mai
qui demande gracieusement 
aux roses
des pétales comme un cadeau 
pour tous les déserts loin d'ici
qui rêvent de fleurs.
Puis je lui demanderais 
de m'emmener
parmi les nuages  sur la glace
- petit cadeau de la forêt
au royaume d'argent du grand froid. 
(Texte et images d'Enea Grosso)

Anna Raviglione al Premio letterario "Nabokov"


"Tornare a Novoli, la stessa piazza ovattata dove s'affaccia il teatro comunale,

mercoledì 6 marzo 2024

Il Monastero Cluniacense di Castelletto Cervo


Il nostro Priorato Cluniacense fu fondato a seguito della donazione fatta il 6 MARZO 1083 dal Conte Guido di Pombia all'Abbazia di Cluny (primo documento storico dove compare esplicitamente il nome del centro di Castelletto - fonte Wikipedia), donazione che comprendeva numerosi beni (terre arabili, pascoli, selve, ecc.), tra i quali alcuni mansi situati "in fundo Castellito", dove sarebbero stati costruiti gli edifici del complesso monastico.

martedì 5 marzo 2024

Haiku di Niccolò Tucci (e una rosa d'inverno "Da Sergio" ) #haiku #innamoratidelbiellese #biella #poesia


 Testo e immagini di Enea Grosso

Da qualche giorno avevo in mente di dedicare un post a questo haiku tratto da "La Luna in Fiore" di Niccolò Tucci:

Nella tempesta

anche la rosa piange

curva di pioggia.


During the storm
even the rose cries
heavy wuith rain.
((Niccolò Tucci)


... ma ho aspettato, perché mi mancava la foto di una rosa d'inverno da affiancare alle parole. 
Inaspettatamente è stata la rosa a venire da me mentre mangiavo il mio solito risotto allo zafferano al bar "Da Sergio". È entrata nella tranquilla saletta  dietro al bancone tra le braccia di un giovane del Bangladesh. 
I mazzi erano due: uno rosa e uno bianco. Io adoro le rose bianche, ma in quel momento,  sarà che  l'invernale cielo plumbeo  richiedeva un tocco di primavera,  ho indicato i fiori rosa. 
"Quale vuoi?", mi ha chiesto.
Ne avevo notata una un po' più grande delle altre, ma ho preferito che scegliesse lui. E ha scelto quella.



Che entri un venditore di rose indiano in un locale è un fatto normale in una grande città; ma aggirarsi in una fredda città di provincia come Biella (freddina non solo per la stagione) in giorni di pioggia e di neve richiede un certo coraggio.
Appena entrato mi aveva detto: "Oggi non ho venduto niente". E non ho dubitato nemmeno per un attimo che dicesse la verità. 


Ho scoperto gli haiku di Niccolò Tucci sulla sua pagina Instagram "la_luna_in_fiore" e successivamente ho comprato il libro omonimo  (La Luna in Fiore, Ed. Youcanprint)

"Da Sergio" a Biella


For a few days I had been thinking of dedicating a post to this haiku from Niccolo Tucci's "La Luna in Fiore":

During the storm
even the rose cries
heavy wuith rain.
((Niccolò Tucci)

... but I waited, because I needed a picture of a winter rose to go along with the words. 
Unexpectedly, it was the rose that came to me while I was eating my usual saffron risotto at "Da Sergio" bar. She entered the quiet little room behind the counter in the arms of a young man from Bangladesh. 
There were two bunches: one pink and one white. I love white roses, but in that moment, perhaps due to the fact that the stormy winter sky called for a touch of spring, I pointed to the pink flowers. 
"Which one do you want?" he asked.
I had noticed one a little larger than the others, but I preferred to let him choose. And he did pick that one.

Having an Indian rose seller walk into a club is a normal occurrence in a big city; but wandering around a cold provincial town like Biella (cold not only for the season) on rainy and snowy days requires some courage.
As soon as he walked in, he had told me, "I didn't sell anything today." And I did not doubt for a moment that he was telling the truth.

I discovered Niccolò Tucci's haiku on his Instagram page "la_luna_in_fiore" and subsequently bought the book named after it (La Luna in Fiore, Ed. Youcanprint)


domenica 3 marzo 2024

Correre nella pioggia - Running in the rain #poesia #rongio #running #innamoratidelbiellese

 


Per arrivare oggi fino qui
a correre leggera nella pioggia
ho dovuto scrivermi sul cuore
che qualunque cosa io faccia
sono la mia anima che danza
l'eterna canzone che il tempo
ricama sul suo pentagramma 
infinito di giorni
e che le mie umane imperfezioni
guidano i miei passi
sono lumi
per attraversare la notte.
(Testo e immagini di Enea Grosso)



To come all the way here today
running lightly in the rain
I had to write on my heart
that whatever I may do
I am my soul dancing
the eternal song that time
embroiders on its pentagram 
infinite of days
And that my human imperfections
are guiding my steps
are lights
to cross the night.
(Text and images by Enea Grosso)




L'immagine centrale - l'anima che danza la canzone scritta sul pentagramma del tempo - è arrivata netta e precisa almeno una settimana prima del capo e della coda della poesia. 
Le parole hanno trovato la loro collocazione spontanea mentre correvo nella pioggia lieve, lasciando andare i pensieri. 


Nelle immagini: la zona del piccolo cimitero di Rongio di Masserano, ai margini del bosco,  luogo ideale per fare una serie di ripetute. 
In omaggio al "pentagramma del tempo" ho scelto l'immagine di "An die Musik" ("Alla Musica") di Franz Schubert, la più bella dichiarazione d'amore  che io conosca verso questa meravigliosa arte. 
Sia la corsa che la musica sono forme di meditazione, ridimensionano la razionalità, danno accesso ai mondi del sogno. 

Alcuni dettagli sulla traduzione.
Le umane imperfezioni sono diventate "debolezze" ("Schwächen") nella versione tedesca, perché "Unvollkommenheiten" (letteralmente "imperfezioni") occupava  troppo posto. Avrei potuto scrivere "debolezze" nella versione originale, ma "imperfezioni" richiama la sillaba finale di "giorni" della frase precedente. 
Le nostre debolezze o imperfezioni sono lumi perché, se le guardiamo in faccia, illuminano le nostre zone buie, quelle da trasmutare per evolvere. 
 
Nella poesia cerco il più possibile di ascoltare la musica nascosta nelle sequenza di parole, impresa spesso molto difficile nella traduzione, specialmente in tedesco, ma non solo. Trovo che la musicalità del francese sia la più vicina all'italiano ... ma è anche la lingua che conosco meno, quindi devo prestare massima attenzione alle espressioni che trovo con l'ausilio dei traduttori. 



The central image-the soul dancing to the song written on the pentagram of time-came sharp and precise at least a week before the head and tail of the poem. 
The words found their spontaneous place as I was running in the light rain, letting go of my thoughts. 

In the pictures: the area of the small cemetery in Rongio di Masserano, at the edge of the woods, an ideal place to do a series of runs. 
As a tribute to the "pentagram of time," I chose the image of "An die Musik" ("To the Music") by Franz Schubert, the most beautiful declaration of love I know of toward this wonderful art. 
Both running and music are forms of meditation, reshaping rationality, giving access to dream worlds. 

Some details about the translation.
Human imperfections became "weaknesses" ("Schwächen") in the German version, because "Unvollkommenheiten" (literally "imperfections") took up too much space. I could have written "weaknesses" in the original version, but "imperfections" recalls the final syllable of "days"  ("giorni" in Italian) in the previous sentence. 
Our weaknesses or imperfections are lumens because, I think that, if we face them, they will illuminate our dark areas, those to be transmuted in order to evolve.

In poetry I try as much as possible to hear the music hidden in the sequence of words, a task that is often very difficult in translation, especially in German, but not only. 

I find the musicality of French to be the closest to Italian ... but it is also the language I know the least, so I have to pay close attention to the expressions I find with the help of translators.


Il testo di "An die Musik" è tratto da un poema di Franz von Schober, amico di Franz Schubert 


Para llegar hoy aquí
corriendo ligera en la lluvia
tuve que escribir en mi corazón
que haga lo que haga
soy mi alma bailando
la canción eterna que el tiempo
borda en su pentagrama 
infinito de días
y que mis humanas 
imperfecciones
guían mis pasos
son luces
para cruzar la noche.
(Texto e imágenes de Enea Grosso)



Um heute hier anzukommen
leichtfüßig 
durch den Regen zu laufen
musste ich auf mein Herz schreiben
was ich immer tue,
Ich bin meine Seele, 
die das ewige Lied tanzt
das die Zeit
auf sein unendliches Pentagramm 
von Tagen stickt 
und dass 
meine menschlichen Schwächen
meine Schritte leiten
Lichter sind
um die Nacht zu durchqueren.
(Text und Bilder von Enea Grosso)


Pour arriver ici aujourd'hui
courant légèrement sous la pluie
J'ai dû écrire sur mon cœur
que quoi que je fasse
je suis mon âme qui danse
la chanson éternelle que le temps
brode sur son pentagramme infini de jours 
et que mes imperfections humaines
guident mes pas
sont des lumières
pour traverser la nuit.
(Texte et images d'Enea Grosso)





La strada del cimitero di Rongio ai margini del bosco