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lunedì 18 giugno 2018

Respiro della Natura a scuola (di Saulè Karpseitova)

È una mattina insolita per l’Istituto Eugenio Bona di Biella: i ragazzi sono in abbigliamento morbido con i tappetini che spuntano dagli zainetti… Incontro il professor Enzo Mario Napolitano che sta tornando con i ragazzi dopo Il Saluto al Sole: un saluto solenne e raggiante come la Villa Boffo, villa ottocentesca situata a poca distanza dall’Istituto, presso la quale si è appena svolta la prima lezione del ciclo #Bona_Zen.

Sono appena le otto del mattino, ma nell’atrio della scuola i ragazzi sono già a pieno regime nel disporre il materiale informativo e nell’accompagnare i partecipanti nelle aule preposte. Salgo anch’io. La scala che mi accompagna al primo piano sembra sussurrarmi di salire piano per avere i preziosi istanti per godere della bellezza e della maestosità degli interni della scuola.

Nell’aula sessantasette i partecipanti sono accolti dai docenti Elisa Francese, Yoga Center di Biella, Raffaella Pivani, Oasi Zegna e dal tutor Francesca Cibin.

Inizia la lezione, insolita: i ragazzi sono seduti comodamente sul pavimento con un sottofondo di musica rilassante. Ascoltano i docenti e i loro visi assumono un aspetto serio ma non per la difficoltà degli argomenti, ma piuttosto per la loro inconsueta semplicità: le correlazioni tra lo yoga e il mondo degli animali, lo yoga e il cambio di stagioni, lo yoga e lo stress…. Anche gli esercizi sono strani: ascoltare i rumori grossolani che pian piano lasciano posto ai rumori più sottili per arrivare, infine, al proprio respiro; si fa respirare la colonna vertebrale; si fa afferrare la terra con le dita dei piedi.

La voce decisa e benevole dell’insegnante di yoga accompagna i movimenti insicuri e un po’ impacciati dei ragazzi. “Importante è quello che senti mentre vai verso una certa posizione ma senza alcun sforzo, perché lo yoga è soprattutto la dolcezza e dopo un movimento (…)”.

Ma poi improvvisamente arriva anche la pausa caffè! Sì, sì, avete capito bene! Il caffè di quella mattina consisteva nel fare dei brevi e decisi respiri in concordanza con i muscoli del ventre che danno lo stesso effetto di una tazzina d’espresso!

La fine è altrettanto insolita: lasciar andare attraverso l’ombelico tutto ciò che appesantisce sostituendo lo spazio liberato con calma, colori, forza.

Ultimi minuti della lezione, posizione “cadavere”. La docente con i movimenti da fata corregge la posizione di ciascun partecipante sollevandogli le gambe, toccandogli il bacino, posizionando le spalle nel loro posto giusto, a qualcuno accarezza la fronte.

L’unica parola che viene in mente in questo momento è benedizione; una benedizione per il futuro esame di maturità e per una vita d’energia, serenità ed equilibrio interiore.

testo e fotografie di Saulè Karpseitova






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