mercoledì 20 ottobre 2021

Il giornalismo non c'è più


Viviamo giorni in cui i giornali e le televisioni dovrebbero documentare abbondantemente i tantissimi presidi nelle piazze, nei porti e lungo le autostrade, e invece minimizzano, mistificano platealmente la realtà. Non che prima non accadesse, ma adesso è troppo. È vergognoso. Se il racconto della pandemia poteva ancora dare adito a dubbi, perseverare adesso è rendersi complici di un sistema corrotto fino al midollo.

"Il vero giornalismo dovrebbe essere quello che rende pubblico ciò che il potere vuole resti segreto" è un pensiero che la scrittrice Anna Raviglione così commenta: "Che immensa tristezza. Cosa direbbe ora il mio straordinario coautore? - si riferisce a Pino Scaccia -. Lui che è sempre stato un cane sciolto, fedele fino in fondo alla religione della notizia e sempre dalla parte dei più deboli".

Giorni fa, per caso, anche se sappiamo che per caso non accade nulla, ho avuto modo di confrontarmi con la vicepresidenza dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte sull'elargizione di finanziamenti a testate e televisioni, affinché venga diffuso soltanto il pensiero unico filo governativo. A troppi pare stia bene così. A me no. È necessario richiamare ai doveri, all'onestà. Ho alzato la voce. Non si fa, ma qualche volta si deve.

Anna Arietti

Immagine di copertina di Matteo Gracis, 
giornalista e pensatore libero

"I miracoli iniziano ad accadere
 quando diamo ai nostri nostri sogni
 la stessa energia che diamo alle paure"
da "Una finestra sul cielo interiore".



"Creare allarme sociale
 fa parte della strategia della paura, 
magari per varare leggi speciali",
 diceva Pino Scaccia.



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