venerdì 24 aprile 2020

Lago d'Orta al tramonto


Trascorriamo il pomeriggio a camminare per le vie del borgo di Orta. Una passeggiata tranquilla alla portata di tutti. Ci predisponiamo soltanto all'ascolto.

Ci lasciamo ispirare dall'albero secolare di un giardino, notato attraverso una cancellata in ferro battuto. E a finire tra le fauci di un'insegna: "Attenzione. Cani mordaci in libertà", che catalizza per un po'.

Ci immaginiamo a danzare sotto al porticato di una dimora rinascimentale abbandonata. E apprendiamo che in paese vi aveva soggiornato Friedrich Nietzsche, della cui permanenza troviamo riscontro documentato, ma non l'epigrafe.

Rimaniamo sorprese dai cortiletti sobri con il pergolato e la panchina, e dal gatto che sbuca all'improvviso e si strofina fra le gambe, prendendosi carezze e un pezzo del nostro cuore.

Ascoltiamo lo sciabordio dell'acqua, le onde che si frangono accanto alle cime da ormeggio, che introduce a una inaspettata solitudine. Un invito a respirare in simbiosi con il lago.

È un'esperienza sensoriale che accompagna nel tempo. Vivere va oltre il visitare.

Se poi, come noi, vorrete concedervi una pausa al tramonto del sole*, auguriamo di ritrovarvi fra le mani una tazza di tè caldo al profumo di cioccolato fondente.

Anna Arietti
(testo e immagini)

* l'escursione si è svolta a gennaio 













"Un delizioso piccolo lago, com’è il lago d’Orta ai piedi del Monte Rosa, un’isola adagiata nelle sue acque calme, civettuola e semplice, naturale eppure adorna, solitaria e ben accompagnata: eleganti boschetti d’alberi, statue di bell’effetto. D’intorno, rive ora coltivate ora selvagge: il grandioso e i suoi tumulti al di fuori, dentro le proporzioni umane".
di Honoré de Balzac, da "Les Employés"



"Quando il Creatore ha dato colore al mondo, deve aver usato prevalentemente tinte forti e dense, coprenti. Ma in qualche luogo, preso da un estro romantico o per vincere una sua divina malinconia, ha impiegato tinte diluite e trasparenti. (...) A Orta per esempio, ha dipinto spargendo acqua, certo benedetta, sul foglio intatto del cielo, e poi spruzzandovi poche gocce di verde e d'azzurro, un frustolo di rosso subito sfumato in rosa e qualche piccolo grumo di bianco. Così, lago, cielo, colle e monte, muri, embrici e alberi si fondono e sfumano nel nulla come in nessun altro luogo, tremolano dietro un velo di luce, esitano a mezz'aria, quasi miraggio o Fata Morgana sopra incerto orizzonte. Orta, acquerello di Dio, sembra dipinta sopra un fondale di seta, col suo Sacro Monte alle spalle, la sua nobile rambla fiancheggiata da chiusi palazzi, la piazza silenziosa con le facciate compunte dietro le chiome degli ippocastani, e davanti, l'Isola di san Giulio, simile all'aereo purgatorio dantesco, esitante tra acqua e cielo (...)".
di Piero Chiara, da "Il silenzio di Orta" 
fonte www(punto).orta.net


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