venerdì 1 aprile 2016

Golden Temple ad Amritsar.





(testo e immagini di Enea Grosso)







A circa cinque ore  di treno da New Delhi, c’è un luogo dove voglio ritornare:  il Tempio d’Oro di Amritsar.

Se non ci siete mai stati, permettete alle parole e alle fotografie di trasportarvi fin lì...

Lasciate  le scarpe all’ingresso, copritevi il capo e salite la scala bianca principale, verso sera.

Fermatevi un momento in cima  ad ammirare il tramonto che si specchia nella grande vasca sottostante.

Il Tempio è lì davanti a voi. Brilla e galleggia come un gioiello.  

La luce è irreale, vi avvolge in sfumature rosa, azzurre e dorate.

Increduli, osate lentamente  fare il primo passo in quello scenario da Le Mille e Una Notte.

Vi unite alla folla silenziosa che ininterrottamente scivola ordinata sul  marmo bianco tutt’intorno al perimetro dell’acqua. E’ una processione bellissima di principesse avvolte in veli colorati e luminosi, e principi con barba e turbante, dall’incedere fiero.  I  Vecchi hanno un aspetto regale, portano abiti  blu o bianchi, il  turbante e la scimitarra alla cintura.

Mentre cala il buio, l’oro del tempio si  illumina di più, e i canti provenienti dal suo interno riempiono la notte.

Il visitatore straniero non può che sedersi  in disparte a guardare, grato per il  privilegio d’esser lì, di essere una nota di quella sinfonia di luci e suoni.








Ci troviamo nel Punjab Settentrionale, nel luogo di culto più importante per la religione sikh.

Anche alla luce del sole l’incanto permane. Si potrebbe stare qui un giorno intero, seduti all’ombra del porticato bianco, mentre la folla arcobaleno continua a sfilare incessante sul  marmo intarsiato di pietra dura, la stessa usata per il Taj Mahal.








 Dopo una lunga coda notturna, accompagnata da preghiere e litanie, sono arrivata anch’io al cuore della struttura, dove ci sono i sacerdoti che cantano  sotto alla cupola a forma di fiore di loto rovesciato, simbolo della purezza d’animo cui aspira la religione sikh.

C’è un’atmosfera speciale, in questo tempio, un senso di pace e sacralità che non ho trovato allo stupendo Taj Mahal, forse per la sua impronta più turistica.

Al Golden Temple ci si sente accolti.

Sarà anche per lo stile architettonico aperto  del complesso, che mescola elementi hindu e islamici, senza luoghi vietati agli “infedeli”.   Le persone qui  sono parte integrante ed importante dell’edificio. 

 





























 Costruito tra il 1589 e il 1601, il tempio fu  distrutto nel 1761 durante un saccheggio della città, e ricostruito pochi anni dopo. Agli inizi del 1800 la cupola  venne rivestita da lamine d’oro. 

 


Nei tre giorni ad Amritsar ho soggiornato con mia mamma e mia cugina al Samovar Plaza. Non fatevi trarre in inganno dal nome altisonante! Si tratta di una sistemazione semplice, ma confortevole e pulita. E'  a cinque minuti a piedi dal Golden Temple, dove
si  può pranzare della mensa gratuita – la Guru Ka Langar. A tutti i pellegrini - non importa se sikh o no - viene quotidianamente offerto  un piatto di riso, dhal e chapati. Dopo il pranzo chi vuole  si ferma  a lavare i piatti e i pavimenti. E’ un'occasione per  intrattenersi con le persone che sono ospitali, gentili, sorridenti. Mia mamma si è integrata perfettamente col gruppo... La comunicazione va ben oltre la padronanza di una lingua!










 










 










Trova l'intruso !








 

 








Keep your shoes here!


Deposito scarpe















Ciò è confermato anche quando incontriamo la nostra "guida". 
Amritsar è l'unica tappa del nostro lungo viaggio "fai da te" per la quale io abbia prenotato una guida...richiesta che si è persa per strada, ma la faccenda è presto risolta: nella terra degli dei una bazzeccola simile si aggiusta in fretta! Ed ecco davanti a noi un arzillo vecchietto le cui conoscenze linguistiche sono: il proprio dialetto più una ventina di parole inglesi.  Il bagaglio linguistico di mia mamma è simile (la sua lingua più una ventina di parole inglesi) e i due si intendono piuttosto bene. Abbiamo una guida e l'interprete. Siamo pronte per  partire alla scoperta della città.
E devo ammettere che, nonostante la partenza in sordina, alla fine siamo soddisfatte del nostro tour.




Prima tappa: il Silver Temple (Tempio d’Argento), versione hindu cinquecentesca del Golden. Totalmente focalizzata sul famoso Golden, non lo avevo degnato di attenzione, mentre studiavo il percorso del viaggio. E nemmeno saremmo andate al Mata TEmple, non fosse stato per la nostra improvvisata guida.  La Lonely Planet li descrive entrambi in poche righe sulle quali – confesso – avevo sorvolato. Devo dire che però  meritano senz’altro una visita, se  si rimane ad Amritsar almeno  un paio di giorni.


 


 

 










Il Mata Temple - dedicato alla moderna santa occhialuta Lal Devi – è un’esplosione di religiosità bizzarra e giocosa. Si arriva alla stanza principale – dove si trova la statua della santa – dopo un percorso da luna park, fatto di corsi d’acqua alla caviglia, passaggi sotterranei, scale, camere interamente ricoperte di specchietti colorati.








Al centro della città - interessante per il suo labirinto di viuzze - si trova il
Jallianwala  Bagh: in questo luogo  il 13 Aprile 1919, durante una dimostrazione pacifica contro il Rowlatt Act, duemila indiani disarmati furono o feriti o uccisi dai colpi di fucile dei soldati britannici per ordine del generale Dyer. 




A 30 chilometri dalla città,  al confine indo – pakistano di Attari  Wagah, assistiamo alla cerimonia alquanto gioiosa e semiseria del cambio della guardia.
Più che la sfilata dei soldati,  il vero spettacolo è offerto  dall’enorme folla multicolore di indiani che ballano  come fossero in una discoteca all’aperto, gridando  “Hindustan Zindabad”, “Evviva l’Hindustan!”. Non sembra affatto di essere al confine col Pakistan: l’atmosfera è di festa! Un'esperienza bizzarra e  divertente. 




Rientriamo al Samovar Plaza con il buio.
Sono troppo stanca per andare a salutare il Golden Temple, e tutto sommato non è necessario, questo  è un arrivederci e non un addio.



India del Nord-Lonely Planet; India, Ed. Mondadori